Il noce e la noce
di Elisabetta Cocito,
membro dell'Accademia Italiana della Cucina, delegazione di Torino.
In tempi antichi le noci hanno avuto un ruolo significativo nell'alimentazione quotidiana supplendo a carenze e mancanze di altri nutrienti.. Esse venivano di norma consumate con del pane e usate nella preparazione di un olio che costituiva il condimento della cucina povera in zone in cui la coltura dell'ulivo non era possibile. Il seme (gheriglio) ha infatti ottime proprietà nutritive grazie alla presenza di acido alfa linolenico della serie omega-3 e al contenuto di vitamine e sali minerali. Il legno del noce, inoltre, è da sempre apprezzato per la bellezza della sua struttura e per la facilità della sua lavorazione.
È proprio in virtù dell'importanza alimentare, nonché della particolare struttura e morfologia, che intorno a questa pianta ed al suo frutto sono fiorite fantasie e credenze tramandate dalle leggende popolari e riportate anche in letteratura.
La mitologia greca ad esempio riporta che Caria, figlia del re dei Laconi, dopo la sua morte venne trasformata in un noce sacro dal dio Dioniso; in seguito i Laconi eressero un tempio in suo onore con cariatidi in noce. Da allora il legame tra noce e divinità femminili divenne pressoché imprescindibile e ancora nel medioevo si riteneva che le streghe si radunassero sotto un noce per i loro sabba demoniaci. L'albero del noce ha così mantenuto nel tempo un ruolo sinistro e tenebroso: non andava piantato vicino alle case perché la sua ombra era portatrice di disgrazie. Unico punto a favore del noce è rappresentato secondo un'antica credenza, tutta da verificare, dalla sua capacità di respingere i fulmini grazie ad una sostanza ignifuga contenuta nelle foglie.
La noce al contrario della sua pianta è stata generalmente considerata foriera di positività .
Il prezioso gheriglio è stato paragonato nella leggenda alla virtù, al pari di essa difficile da raggiungere protetto com'è da una doppia difesa: una scorza amara che avvolge il guscio duro e legnoso.
Altro significato attribuito alla noce è quello della fertilità: in epoca romana si effettuava la sparsio "nucum" in occasione della festa Cerealia e nelle cerimonie nuziali il giovane sposo usava gettare noci lungo la sua strada come auspicio di fecondità , rito questo che si è mantenuto intatto nei secoli anche in altre tradizioni. Un vecchio detto piemontese tra l'altro recita: pan e nus vita da spus (pane e noci vita da sposi). Anche in Plinio il seme protetto dalla doppia barriera del mallo e della conchiglia legnosa viene eretto a simbolo della solidità del rapporto coniugale.
La noce ha rappresentato un elemento importante nella teoria medievale della signatura, fondata sulla similitudine di forme tra pianta o frutto e organo da curare. La somiglianza tra il gheriglio e il cervello umano è innegabile, cosè come la pia e la dura madre che avvolgono gli emisferi cerebrali richiamano la membrana che ricopre il frutto e il guscio duro ricorda la scatola cranica.
Anche in letteratura ricorrono frequenti richiami alla noce.
Shakespeare in "Romeo e Giulietta" annuncia cosè l'arrivo di Maab (levatrice delle fate) Una nocella svuotata è il suo cocchio lavorato dallo scoiattolo ebanista.
Una leggenda slava sul diluvio universale narra che le persone giuste, destinate a ripopolare il mondo, si salvarono grazie ad un guscio di noce dentro al quale raggiunsero la terra.
Nei Promessi Sposi Lucia offre "un grembiule cosè carico di noci che lo reggeva a fatica" a fra Galdino che passa di casa in casa per l'annuale raccolta delle noci per il convento e come al solito ripete ad Agnese e Lucia, sconsolate, il miracolo delle noci che tutti ricordiamo.
Si potrebbe continuare a lungo con altri più o meno dotti riferimenti a questo "magico" frutto: qui sono state riportate solo alcune curiosità , utili magari per alimentare un simpatico conversare mentre si sgranocchia una noce con gli amici.